Autore: Gustavo Pietropolli Charmet
Psicoterapeuta
Anno: 2006/07

È possibile che le aziende che producono i telefoni portatili siano riuscite a far comperare
milioni di apparecchi solo facendo pubblicità? Possono i produttori di oggetti che aspirano a diventare mode imporre subdolamente un’abitudine?
Probabilmente no, soprattutto quando la moda si estende a livello planetario e coinvolge tutte le età e i livelli socioculturali. Un oggetto, per acquisire una tale diffusione, bisogna soddisfi un’esigenza reale delle persone. È necessario che il nuovo prodotto sia sognato dai suoi destinatari prima della sua comparsa sul mercato. Si potrebbe sostenere l’ipotesi che, attraverso le indagini di mercato, i produttori indovinino quale sia il bisogno segreto dei consumatori e poi producano e mettano in vendita l’oggetto che, essendo atteso, è destinato a diventare di moda. Perché i consumatori, senza saperlo consapevolmente, attendevano la comparsa sul mercato di apparecchi che consentissero di parlarsi fra loro ovunque si trovassero, a qualsiasi ora, camminando per la strada, viaggiando in treno o in automobile, sentendo bene la voce, inviandosi dei brevi messaggi o delle immagini?
I telefonini risolvono il problema che s’è creato nel corso degli ultimi decenni di radicale
cambiamento del modo di lavorare e gestire i rapporti fra familiari, innamorati, colleghi e amici. Le persone sono costrette a stare fuori dalla casa e lontane dalle persone care per molte ore al giorno, spesso in movimento, a volte collocandosi a distanze enormi, talvolta rientrando in casa solo per dormire. La nuova organizzazione del mondo del lavoro e della vita familiare si fonda sulla necessità di stare separati per quasi tutta la giornata. I telefonini consentono di mantenere la vicinanza virtuale, di udire la voce, di leggere il messaggio, di contemplare l’immagine delle persone care, pur trovandosi collocati in spazi diversi, non collegati fra loro, impegnati ad affrontare problemi complessi che lasciano tuttavia un orecchio libero per ricevere un rifornimento di affetto.
Le mamme che lavorano hanno bisogno di dotare i figli di uno strumento che consenta di ritrovare la vicinanza, per controllare che tutto proceda regolarmente. I figli, indotti a rimanere con i coetanei molte ore al giorno, sviluppano il bisogno di sentirli anche da lontano, di giorno, a volte anche di notte. Così le relazioni vengono aggiornate da messaggini, immagini inviate a sorpresa, squilli che documentano di essere pensati.
Il telefonino ha inoltre la capacità di conservare memoria delle passioni e delle informazioni, diventa un’agenda della vita, degli incontri, dei pensieri e delle parole scambiate lungo le strade del mondo non più soli e separati dalla casa e dagli amici, ma sempre in contatto, quasi vicini. Ciò che serve a recuperare l’intimità, l’appartenenza, la voce amica, il progetto condiviso in un mondo che ci porta sempre più lontani dalla casa, dalla famiglia, dalle persone amate è utile ed è destinato a diffondersi come protesi indispensabile per conservare il contatto.